L’osteoporosi è una malattia complessa causata da un disordine metabolico, caratterizzata dal deterioramento della struttura del tessuto osseo a causa della ridotta presenza di componenti minerali. Di conseguenza, le persone colpite presentano un aumento della fragilità ossea e un maggior rischio di fratture.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è la malattia ossea più comune ed ha un’incidenza maggiore nelle età più avanzate, soprattutto tra le donne. Attualmente nel mondo ci sono più di 200 milioni di pazienti affetti da osteoporosi e la sua prevalenza è in aumento.
I dati del Ministero della Salute indicano che in Italia l’osteoporosi colpisce circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa. La sua prevalenza aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età, in particolare nelle donne dopo i 55 anni, fino a raggiungere il 32,2% oltre i 74 anni, con il 47% tra le donne e il 10,3% tra gli uomini.
La complicanza clinica più importante di questa malattia sono le fratture, che rappresentano un’occupazione significativa dei letti di traumatologia e hanno quindi un grande impatto sui servizi sanitari pubblici. Nei pazienti affetti da osteoporosi, le fratture inattese si verificano spesso in seguito a traumi minori, come colpi o distorsioni, che a priori non dovrebbero portare alla rottura dell’osso. Tuttavia, il principale ostacolo al trattamento è che si tratta di una malattia silenziosa.
Le radiografie delle ossa mostrano la presenza della malattia solo negli stadi avanzati, quindi sono necessari esami come la densitometria ossea per rilevare che la densità minerale ossea ha iniziato a essere persa.
Ciò è simile alla situazione delle malattie cardiovascolari, che si manifestano solo quando insorgono complicazioni. Le prove scientifiche indicano anche che la relazione tra queste malattie e l’osteoporosi è bidirezionale, perché la calcificazione delle ossa può contribuire anche alla calcificazione dei vasi sanguigni. Contemporaneamente, la presenza di fattori di rischio vascolare aumenta la probabilità di osteoporosi.
Tuttavia, esistono una serie di indicatori che possono farci sospettare la presenza di questa malattia e che possono aiutarci a prendere le misure preventive adeguate per al suo trattamento e per ridurre al minimo il suo impatto sulla nostra qualità di vita.
Vale la pena ricordare innanzitutto che la perdita di densità ossea non riguarda solo le ossa, ma anche i denti. La riduzione della densità dei denti può farci sospettare che la perdita di densità riguardi anche altre parti del corpo e metterci in guardia.
D’altra parte, l’osteoporosi causa la perdita dell’osso mascellare e della mandibola, dove sono alloggiati i denti, che può portare a complicazioni e persino alla perdita dei denti. Questo problema si aggrava nei pazienti affetti da parodontite, poiché anche l’infiammazione causata dai batteri contribuisce all’usura dell’osso.
Non possiamo non menzionare il trattamento farmacologico dei pazienti affetti da osteoporosi. I più comuni sono i bifosfonati, inibitori del riassorbimento che, pur avendo effetti molto benefici nel rafforzamento della struttura ossea, rendono molto difficile la guarigione dell’osso.
Questo può causare problemi come l’osteonecrosi o la morte delle cellule dell’osso mascellare, in cui la ferita gengivale non guarisce normalmente e che può persino portare all’esposizione dell’osso e causare un dolore significativo ai pazienti.
Per tutti questi motivi, noi di Lura Care raccomandiamo un monitoraggio approfondito dell’evoluzione della salute orale attraverso regolari visite odontoiatriche. Questo è senza dubbio il modo migliore per individuare eventuali anomalie ossee del cavo orale, adottare le misure preventive più appropriate e coordinare il miglior trattamento possibile in collaborazione con gli specialisti competenti.